“All’inizio dell’emergenza pandemica molte attività al Binario 95 si svolgevano all’esterno, sul ballatoio”, racconta Fabiana a Leonardo e Mahdi. Uno spazio che oggi appare inadatto, per via di un affaccio su una via trafficata e rumorosa: “In realtà quelle settimane via Marsala era deserta, si riusciva a parlare, a fare attività in gruppi, a fare laboratori anche all’esterno. Questo garantiva di mantenere il distanziamento sociale”. Quello della pandemia e dei periodi di lockdown che ne hanno scandito i tempi è stato per tutti un momento di grande solitudine. Per le persone senza dimora, al Binario 95, lo scenario è stato ancora più complesso: “Le persone senza dimora in qualche modo hanno interrotto i rapporti con la società, nella maggior parte dei casi non hanno una rete amicale, non hanno una rete familiare. Vivono in una condizione di sospensione anche temporale, oltre che relazionale. Covid-19 ha portato per tutti noi una condizione di sospensione e quindi per le persone senza dimora è stato come vivere il paradosso della sospensione nella sospensione”.

Leonardo Afeltra e Mahdi Euchi sono approdati al Binario 95 partendo dal desiderio di raccontare una storia di inclusione, con un taglio documentaristico. Sono entrati in punta di piedi, muovendosi a loro agio con le telecamere, i microfoni, l’umanità tra le attività che il Binario95 propone. Ne sono usciti diversi. Li ha colpiti soprattutto come la narrazione che i media fanno di questi luoghi di accoglienza non corrisponda al vero. “Le persone senza dimora che frequentano questo luogo sono molto curate nell’aspetto, invece magari una persona senza dimora la immagini trasandata… c’è un po’ uno stereotipo”, raccontano. Nel chiacchierare con Brunello, Massimo, Tudor, ma anche con Fabiana, Valentina, Sabrina hanno spostato il loro punto di vista e messo a fuoco i messaggi distorti ricevuti prima.

L’obiettivo del loro lavoro è far vedere come questo centro abbia dato anche accoglienza a molte persone, offrendo loro la possibilità di avere cure essenziali, di continuare a imparare e a intessere relazioni. “Binario95 è una grande famiglia”, aggiunge Fabiana, “viene descritta come la casa di chi non ha casa e poi nel tempo è diventata anche un po’ la casa di tutti gli operatori che lì hanno lavorato e che vi lavorano tutt’ora”.

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